Perché è bene conoscere le caratteristiche dei Padri della Chiesa
Sovente, nel corso delle omelie, delle conferenze e all’interno dei documenti del magistero ecclesiastico individuiamo richiami ad alcune figure nominate “Padri”, non è raro che a loro riguardo sia utilizzato anche l’appellativo di “Santi Padri” oppure “Padri della Chiesa”. Il loro giudizio in materia di fede e morale è sempre stato considerato dalla Chiesa docente come retto e plausibile; esso è perdipiù reputato norma di fede se è unanime e costante nel tempo. Le loro interpretazioni della Sacra Scrittura sono rispettate e prese in attenta considerazione quando è necessario stabilire il senso esatto di un passaggio scritturistico.
Tutti i teologi loro successori hanno attinto al grande tesoro delle opere patristiche per esporre le verità cristiane. Non sempre però i fedeli o i semplici ascoltatori colgono con esattezza chi siano questi “Padri”, perché siano chiamati in questo modo e cosa dobbiamo a loro e alle loro speculazioni teologiche e spirituali.
Ebbene, per mezzo di questa rubrica che oggi incomincio, mi sforzerò di presentare con precisione e semplicità l’identità di questi uomini di Dio e alcune delle opere più importanti che siano uscite dalle loro menti.
Patrologia
La scienza teologica che studia gli scrittori cristiani dei primi secoli, che la Chiesa invoca come testimoni della sua dottrina, è chiamata “Patrologia”. La necessità di richiamarsi a questi personaggi è insita nel fatto di considerarli come eredi diretti, o appena successivi, della predicazione apostolica e per questo indispensabili per esporre le prove del contenuto della Tradizione, cioè tutte le verità di fede facenti parte del Depositum Fidei ma non sempre contenute anche nella Sacra Scrittura.
Un elemento caratteristico della Patrologia è riscontrabile nello stretto legame che esiste tra la produzione letteraria dei Padri della Chiesa e le eresie e scismi. Infatti, l’insorgere continuo di nuovi nemici, caratteristico dei primi secoli del cristianesimo, all’interno del recinto stesso di S. Pietro o le dolorose lacerazioni ecclesiali, che disorientavano masse di fedeli, stimolavano nei pastori una sana reazione e il desiderio di esporre con sempre maggiore precisione la verità evangelica. Sono infatti i vescovi i primi ad essere chiamati “Padri” nelle nascenti comunità cristiane; il rispetto e l’amore dei fedeli verso le guide del Corpo Mistico faceva nascere nei cuori uno spontaneo sentimento di figliolanza e di riverenza.
In generale, l’uomo dell’antichità aveva la convinzione che il creatore e il mentore della sua personalità intellettuale fosse suo maestro: nominarsi dunque suo figlio e indicarlo con il nome di padre diventava per lui naturale. Lo stesso S. Paolo, scrivendo ai Corinti, si definiva padre di quella comunità (I Cor. IV, 15).
I vescovi antichi
Con il passare del tempo con questo termine vengono identificati non più i vescovi a capo delle singole diocesi ma soprattutto i vescovi antichi, che rappresentavano le autorità più sicure a cui far ricorso in occasione di dispute e dibattiti (S. Basilio, Epistola CXL, 2). Infine, S. Agostino amplia il concetto di Padre a tutti quegli scrittori ecclesiastici che, pur non essendo vescovi, hanno esposto la dottrina cristiana in modo ammirabile e hanno vissuto santamente includendovi S. Girolamo (Contra Julianum 1, 7). Il più importante documento che fornisca una lista di scrittori ecclesiastici considerati come Padri della Chiesa è il Decreto detto di Gelasio: Libris recipiendis et non recipiendis.
Quattro caratteristiche per considerare un autore come Padre della Chiesa
Da tutto ciò che abbiamo detto derivano le quattro caratteristiche per considerare un autore come Padre della Chiesa:
- Doctrina orthodoxa: un insegnamento che sia in comunione con tutta la Chiesa e che faccia parte della Tradizione. Ciò non esclude qualche errore su alcune materie non ancora definite e ancora discusse.
- Sanctitas vitae: una vita trascorsa nella santità e nella virtù.
- Approbatio Ecclesiae: una riconoscenza del loro magistero per mezzo di manifestazioni e deliberazioni dell’autorità ecclesiastica. Può anche non essere esplicita.
- Antiquitas: il periodo nel quale lo scrittore ha vissuto non deve essere collocato al di fuori dell’antichità ecclesiastica. Convenzionalmente si considera il termina massimo per i Padri occidentali il 604 o il 636 e per i padri orientali il 735 o il 749. Alcuni autori considerano diversi scrittori posteriori come padri a causa della loro importanza.
Dottori della Chiesa
Il gruppo di Padri della Chiesa corrisponde in gran parte al gruppo dei Dottori della Chiesa. Quest’ultimi, sebbene non posseggano sempre l’antichità richiesta, si contraddistinguono per l’eminens eruditio e l’approbatio Ecclesiae. Essi sono dunque altrettanti pilastri che reggono la dottrina cristiana e che, lungo i secoli, la difendono e la spiegano con sempre maggiore profondità, senza nulla modificare.
Sommo Pontefice
Non un solo Padre è infallibile per lui stesso, tranne nei casi in cui si tratti di un Sommo Pontefice che ha insegnato ex cathedra oppure se un concilio generale ha approvato alcuni passaggi dei suoi scritti. La Chiesa considera però l’unanimità della loro opinione, unanimis consesus Patrum, nell’interpretazione delle Sacre Scritture come infallibile. L’unanimità non deve essere per forza numerica, è sufficiente che sia morale.
Unanimità dei Padri, detta unanimità morale
L’unanimità dei Padri della Chiesa, detta unanimità morale, si riferisce ad un consenso riguardo determinate dottrine o interpretazioni della S. Scrittura. Ciò non implica che ogni Padre abbia espresso la stessa identica opinione ma piuttosto l’esistenza di un’armoniosa e sostanziale convergenza comune. Dunque, l’esistenza di una coerenza complessiva su un determinato punto conferisce autorevolezza ad un’opinione. Le discrepanze, che a volte si incontrano, di alcuni Padri, non compromettono la testimonianza collettiva di tutti gli altri.
Per esempio, riguardo alla storicità della Genesi, solo due Padri pongono dei dubbi e la interpretano in un senso più spirituale.
Al contrario, l’unanimità matematica richiede il consenso assoluto e unanime di tutti coloro che intervengono in una data questione. Per i Padri non è richiesto e nemmeno plausibile; essi, infatti, coprono un periodo di storia talmente ampio, provengono da culture talmente diverse che non possono aver dato le stesse spiegazioni teologiche.
Ad esempio, anche S. Tommaso nella Somma confronta più opinioni dei Padri della Chiesa e poi le armonizza e le spiega seguendo il Magistero. La Chiesa nel tempo ha definito alcune verità che implicitamente erano contenute nel Deposito della Fede ma che fino ad un certo momento storico potevano essere oggetto di un libero dibattito.
Citazioni dei Concili che parlano del consenso unanime (morale)
“Nessuno, confidando nel proprio giudizio, osi interpretare la Sacra Scrittura contro quel senso che ha tenuto e tiene la Santa Madre Chiesa, alla quale spetta giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle Sacre Scritture, né contro il consenso unanime dei Padri.” Concilio tridentino, Sessione IV, 8 aprile 1546;
“E non è lecito a nessuno interpretare la Sacra Scrittura contro questo senso né contro il consenso unanime dei Padri.” Concilio Vaticano, Costituzione Dogmatica “Dei Filius” cap. 2.
Prossimi articoli
Le nozioni basilari per comprendere l’importanza dei Santi Padri sono state definite, nei prossimi articoli presenterò più nel dettaglio aspetti specifici del grande tesoro che la loro produzione letteraria rappresenta per la S. Chiesa.
Una risposta a “Identità dei Padri della Chiesa. Ecco come riconoscerli”
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Esemplare descrizione introduttiva di un fenomeno e tesoro dottrinale immenso.
Grazie Filippo per la tua opera e vivissimi complimenti data la tua verde età.
In Cordibus Jesu et Mariæ.
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