
Rubrica mariana di Antonio Signorato
“Voi dimostrate al presente, in occasione di questo congresso, che salda ed intatta è la vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa, poiché sentita, fervida e popolare è la vostra devozione a Maria. A chi ne dubitasse voi potreste mostrare il disegno topografico dell’Isola, ed ivi indicare la splendida collana di Santuari mariani che si stende, attraverso ciascuna delle sue provincie, sui monti, sulle marine, sui fertili piani, rendendo così la Sicilia un feudo di Maria.”
Con queste splendide parole, rivolte al Congresso Mariano regionale della Sicilia, nel radiomessaggio del 17 ottobre 1954, il Santo Padre Pio XII dava della Trinacria la definizione più bella e lusinghiera che potesse esserci.
Feudum Mariae
Il feudo di Maria
La Vergine Immacolata, dunque, è Madre, è Sovrana, è Regina di questa terra, certamente travagliata, ma anche piena di ricchezze, la più preziosa delle quali è senza dubbio la sua devozione mariana.
Una devozione che, come specifica il Sommo Pontefice, assume mille sfaccettature differenti, tante quanti sono i titoli con i quali la Madre di Dio è venerata ed amata in ogni angolo del suo feudo.
Sarebbe impossibile, in questa sede, dar conto di ognuno di essi, ma ugualmente si tenterà, in questi articoli, di mostrare alcune tessere di questo splendido mosaico, così che il lettore possa farsi un’idea di quanto grande e tenero sia l’amore dei siciliani per Maria Santissima.
Dal momento che veramente bisognerà attraversare monti, marine e fertili piane, da un versante all’altro dell’isola, gli articoli saranno divisi “geograficamente”, così che ognuno si concentri su uno specifico pezzetto di Sicilia.
In questa prima parte, ci occuperemo della Sicilia Occidentale e nello specifico della provincia trapanese.
Mi si conceda, pertanto, il vezzo di cominciare citando una devozione mariana che mi è particolarmente cara: quella alla Madonna di Trapani.
Nel Santuario carmelitano dell’Annunziata, nel capoluogo più ad occidente della Sicilia, è venerata una meravigliosa statua marmorea della Vergine Maria con il Bambinello fra le braccia.
Quest’opera, che oggi viene attribuita all’artista Nino Pisano (XIV sec.) ma che la tradizione vuole di origini ancor più remote, si contraddistingue per lo sguardo dell’Immacolata, materno e traboccante di dolcezza, capace di rassicurare tutti i fedeli che, nel corso dei secoli, si sono rifugiati sotto il suo Manto.
Le grazie e i miracoli ottenuti per intercessione della Madonna di Trapani sono innumerevoli, molti dei quali vengono ricordati all’interno dello stesso Santuario.
Vescovi e prelati, Re e sovrani, sono passati a renderle omaggio, come testimonia il vasto tesoro di ex-voto che, un tempo, ornava la statua quasi fosse un mantello d’oro, e che ora viene custodito nell’attiguo Museo Pepoli.
Molto devota a questa dolce Madonnina è stata, ed è, la gente di mare che, nel proprio peregrinare, ne diffuse il culto per tutto il bacino del Mediterraneo.
L’apice di questa devozione mariana è “A’ Quinnicina“, ovvero i primi quindici giorni di agosto, in cui tutti i devoti della bella Madonna si recano in pellegrinaggio al Santuario, per rendere onore alla Madre di Dio in preparazione della festa dell’Assunzione e della festa propria della Madonna di Trapani che si celebra il giorno successivo, il 16 di agosto.
I pellegrini, molti dei quali rigorosamente scalzi, si recano a visitare la loro Madre intonando antiche preghiere e canti in lingua siciliana, partendosi già alle prime luci dell’alba, specialmente se provenienti dalle campagne e dalle città circostanti.
Sono molto numerose anche le testimonianze di liberazione dalle possessioni diaboliche ottenute durante questo pellegrinaggio per intercessione della Madonna di Trapani.
Un’altra particolarità legata a questa devozione è il fatto che la statua della Santa Vergine sia stata incoronata ben due volte: la prima il 14 Marzo del 1734 per decreto del Capitolo Vaticano, la seconda nel 1934 per volere di Papa Pio XI.
Volendo sintetizzare con poche e semplici parole la bellezza dell’opera e il valore di questa devozione, basterebbe prendere in prestito quelle usate da Gusman, Viceré di Sicilia, che ammirando la dolce Madonnina invitò chiunque volesse vederne una più bella a recarsi direttamente in Paradiso!
Daremo, ora, conto di altre due devozioni mariane legate al territorio trapanese: quella alla Madonna di Custonaci e quella alla Madonna della Cava.
La Madonna di Custonaci è molto venerata in tutto il territorio dell’agro-ericino, tanto da essere patrona delle città di Erice e Custonaci.
Si tratta di una devozione legata ad un bel dipinto di fine XV o di inizio XVI secolo, appartenente con ogni probabilità alla scuola di Antonello da Messina, raffigurante la Vergine Maria che allatta il Bambin Gesù.
L’icona arrivò sulle coste del trapanese, e nello specifico presso il litorale della frazione oggi denominata Cornino, in seguito ad un evento miracoloso: la nave francese che trasportava il dipinto, colta da una terribile tempesta, scampò al disastro invocando la Madonna e per ringraziare la Santa Vergine di aver trovato riparo nel golfo sopracitato, donò l’immagine mariana agli abitanti del luogo, che subito provvidero a spostarla verso l’entroterra, per difenderla dalle incursioni dei pirati, portandola nella già esistente Cappella dell’Immacolata.
I numerosi miracoli ottenuti per intercessione della Madonna di Custonaci aiutarono a diffondere fin da subito questa devozione, tanto che nel corso della storia, ogni volta che bisognava chiedere l’aiuto del Cielo, il quadro della Madonna veniva portato in processione per implorarne il materno intervento.
Questo fino al 1936, anno in cui l’opera venne dichiarata “inamovibile” dal Santuario, per evitare che si danneggiasse gravemente.
I festeggiamenti patronali durano quattro giorni: dall’ultima domenica all’ultimo mercoledì di agosto e coinvolgono tutti i territori legati da questa splendida devozione; sono, inoltre, preceduti da una novena e dal pellegrinaggio mattutino del sabato, che parte da Sperone e arriva fino al Santuario di Custonaci.
Uno dei momenti più belli e sentiti è quello in cui viene rievocato lo sbarco dell’immagine sacra e il trasporto al Santuario, durante il quale avviene la benedizione al Pozzo della Madonna, luogo dove, secondo la tradizione, una fonte d’acqua prese a zampillare miracolosamente.
Quella alla Madonna della Cava, invece, è una devozione legata alla città di Marsala.
Lì, nel XVI secolo, un frate sordomuto, appartenente all’Ordine Agostiniano, Padre Leonardo Savina, ricevette diverse visioni della Madonna che gli indicavano un luogo nel quale, molto tempo prima, era stata sepolta una Sua immagine sacra, per salvarla dalla furia dell’eresia iconoclasta. La Madonna desiderava che si scavasse per riportarla alla luce; inoltre, voleva che in quello stesso luogo venisse edificato un tempio in suo onore. I marsalesi risposero subito con grande partecipazione ma la fede e la devozione del popolo furono più volte messa alla prova dai lunghi ed infruttuosi lavori di scavo.
Dopo quattro anni e diverse battute d’arresto, nel gruppo di ricerca rimasero solamente tre persone: Padre Safina e altri due uomini, uno zoppo e l’altro cieco. Il 19 Gennaio del 1518, però, venne finalmente ritrovata la sospirata statua! Si tratta di una piccola statuina di appena 18 centimetri, si presume di alabastro siciliano, raffigurante la Vergine Maria col Bambino, i quali recano in mano un panino, simbolo del Corpo di Cristo.
Immediatamente arrivarono i primi miracoli: Padre Safina riacquistò voce e udito, i suoi due compagni di scavi videro e camminarono nuovamente!
Le prime di una lunga serie di grazie che la Madonna della Cava avrebbe concesso alla città di Marsala e a tutti i suoi devoti.
La statuetta venne portata nella chiesa del convento dei Padri Agostiniani, ma ritornò miracolosamente nel luogo del ritrovamento, e così fece ogni qual volta si tentò di spostarla, a rimarcare la volontà che in quel luogo si edificasse un luogo di culto in suo onore.
Alla fine, bisognò “cedere” alla volontà della Madonna e la Chiesa venne realizzata: dapprima fu costruita una chiesa ipogea e successivamente una in muratura e in superficie.
La Madonna della Cava, Patrona e protettrice della città di Marsala, avendo più volte preservato la città lilibetana dagli eventi sismici, è ancora oggi particolarmente invocata contro le catastrofi naturali.
Mi scuseranno, a questo punto, i lettori più esigenti se riporto soltanto tre fra le molte devozioni mariane presenti nell’Occidente della Sicilia, ma il nostro viaggio attraverso il Feudo di Maria è soltanto all’inizio e molte altre tessere attendono di essere aggiunte a questo splendido mosaico!
Viva Maria!
Antonio Signorato
La traduzione in lingua inglese è stata fatta da un madrelingua inglese: A fiefdom of Mary
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