
Il mese scorso ho avuto la possibilità di viaggiare: partire dalla mia amata Sicilia per recarmi in visita in un’altra bella terra, l’Emilia-Romagna.
La mia trasferta è cominciata all’alba del ventitré di maggio. Era giovedì e, dalla grande Palermo, sono arrivato alla rinomata Bologna, città in cui riposano le spoglie gloriose di San Domenico di Guzman. Però, non ho avuto la possibilità di visitarla. Un pullman direzione Rimini mi attendeva per raggiungere la città del raduno, e recarmi al priorato Madonna di Loreto, dove ho potuto conoscere due sacerdoti della Fraternità: Don Luigi Moncalero e Don Daniele di Sorco.
E, anche questa volta, ho ringraziato il Signore di poter passare del tempo con sacerdoti capaci di nutrire le anime.
In questo particolare caso ero entusiasta di incontrare Don Daniele, di cui avevo ascoltato moltissime omelie e letto alcuni suoi lavori. E, che dire… ovviamente sono rimasto soddisfatto dei frutti dell’opera di Monsignor Lefebvre.
Dopo una notte di sonno ristoratore, e dopo aver beneficiato di Sante Messe e Benedizioni Eucaristiche, la sera del ventiquattro, di venerdì, ha avuto inizio il raduno giovani, in un piacevole albergo di un pio fedele della Fraternità.
Don Gabriele d’Avino, nuovo superiore del distretto d’Italia, dopo una generosa e gradita cena ci ha “servito il dessert”, perfetto per un’anima che ricerca Dio: una breve, profonda catechesi sulla volontà nell’uomo, e come questa debba essere mossa verso Dio.
È stato davvero stimolante vedere un numero non indifferente di giovani, attenti, ascoltare un sacerdote; che ha saputo con poche parole, ma decise, spiegare San Tommaso D’Aquino a tanti ragazzi: molti dei quali immersi in un mondo che istruisce all’inverso, che ci induce a desiderare cose materiali per dissuaderci da uniformare la nostra volontà a quella di Dio.
I sacerdoti sempre pronti a dare, oltre all’istruzione, anche quella leggerezza, che il mondo crede inconciliabile alla vita di fede, ci hanno lasciati liberi di uscire. Così facendo hanno mostrato, a me per primo, che il buon divertimento e l’onestà possono essere uniti, creando una buona sinergia tra persone provenienti da luoghi diversi, ma capaci di ritrovarsi nella socialità. E, dopo una birra fresca, accompagnata da risate e chiacchiere, la serata è stata ultimata dalla passeggiata di ritorno all’albergo per prepararsi all’indomani.
Il sabato è cominciato nella maniera più sacra possibile: sveglia presto, direzione priorato, e Santa Messa!
Una volta ultimata la funzione religiosa, sempre nei locali del priorato, abbiamo fatto una invitante colazione con chiacchiere, dove ho potuto scambiare delle riflessioni con svariate persone: un professore di matematica, un fornaio, un impiegato pubblico, gli immancabili Don e molti altri.
Subito dopo ci siamo diretti in uno splendido parco, dove ci hanno divisi per gruppi, così da discutere la nostra posizione per disputare sui temi scelti e comprendere, insieme, come la nostra fede cattolica ci possa aiutare a farci cogliere ciò che ci circonda. Qualcuno ha analizzato il conflitto nel Mar Rosso, qualcun altro la scristianizzazione e svariati argomenti. Ho potuto così osservare tanti buoni giovani scambiarsi vicendevolmente le proprie impressioni, ragionare e, soprattutto, cercare di formare un insieme di cattolici consapevoli, capaci di realizzare le parole del Vangelo:
“voi siete il sale della terra”.
Con il pranzo al sacco, si è dato avvio a un pomeriggio all’insegna delle amicizie (delle nuove conoscenze).
Ho ritrovato il mio migliore amico e, allo stesso tempo, ho conosciuto tante persone provenienti da molte parti d’Italia: dal sud al nord. Ho potuto parlare con dei ragazzi, pii uomini e giovani donne modeste.
I più sportivi, rispetto al sottoscritto, si sono dati al gioco della pallavolo e a una energica partita di calcio. Finché, una pioggia insistente ha costretto tutti a spostarsi al priorato, dove abbiamo fatto una serie di giochi da tavolo per la contentezza di tutti.
Però, prima della cena, non poteva mancare il rosario in comunità. Perché, dove ci si ritrova in nome di Nostro Signore, non può, e non deve mancare la perenne richiesta di amorevole soccorso a Maria Santissima.
Abbiamo parlato e condiviso le esperienze personali di noi cattolici della tradizione, tuttavia, immersi nel mondo devastato dell’indifferentismo religioso.
Dopo aver rimesso in ordine i locali del priorato, e aver assistito alle partite di giochi da tavolo, fatte da alcuni dei ragazzi, quando siamo usciti ho potuto conoscere meglio il mio compagno di stanza, davvero simpatico. Infine, siamo rientrati tutti nelle stanze a dormire per prepararsi all’ultimo giorno di raduno.
Dopo la colazione in albergo, e passate le tradizionali tre ore canoniche, abbiamo assistito alla celebrazione di una meravigliosa Messa cantata per la festa della Santissima Trinità, celebrata da Don Gabriele.
Successivamente, in cappella, sono state presentate dai relatori le conclusioni sui dibattiti del giorno prima e le diverse soluzioni date da Don Daniele. Il quale ha fatto degli esempi concreti su ciò che significhi pensare e risolvere i problemi con un corretto pensiero cattolico. Dato che vi siamo stati disabituati dal marasma di opinioni errate della quotidianità moderna.
L’esempio che mi è rimasto più impresso è stato proprio quello sul conflitto del Mar Rosso. Per prima cosa, si deve essere contrari alle cattive azioni che vi sono state commesse. Quindi, osserviamo con occhi pragmatici la situazione, consapevoli che ci sono alle spalle anni ed anni di storie molto complesse. Infine, non bisogna eccedere nel prendere una delle due parti, ma chiedersi cosa poter fare, come far rispettare gli interventi ed i confini stabiliti per cercare almeno una pacifica convivenza.
Infine, il raduno si è concluso con il pranzo e le conversazioni pomeridiane, sempre piacevoli. E, per mantenere viva ancora un po’ quella aria frizzante di amicizia, insieme ad alcuni ragazzi ci siamo diretti in città per rinfrescarsi con un gelato.
L’indomani è stato il giorno del mio rientro: felice della bella esperienza e dispiaciuto di aver lasciato, dopo soli due giorni, ragazzi e ragazze tanto simpatici e cordiali.
Questa è la vita: un pellegrinaggio tra croci e delizie.
Prima di concludere con le mie impressioni personali, vorrei soffermarmi sulla conferenza che Don Daniele di Sorco ha tenuto il secondo giorno. Riguardo a un caso particolare della storia dei cattolici inglesi o, meglio, del movimento di Oxford: un movimento interno alla chiesa anglicana, che tornò a mettere in discussione una serie di punti della loro falsa fede. Alcuni, tra questi uomini, arrivarono anche ad una vera e propria conversione alla Chiesa Cattolica, come il Cardinale Newman (pieno di zelo e di buone iniziative). Mentre i cattolici, dalla nascita, si stavano adagiando in una vita tranquilla, protesa ad una pacifica convivenza, che di certo non comprometteva la loro fede, ma li faceva vivere nel silenzio.
Don Daniele, con precisi parallelismi, ci ha mostrato una situazione presente nella tradizione di oggi. Ha specificato come esistano due differenti categorie di fedeli cattolici: i nati e cresciuti nella tradizione, e i convertiti. Poi, ha parlato delle positività del primo gruppo: una vita accompagnata della fede ha dato una certa facilità di approccio alla disciplina cattolica e un modo naturale di viverla, ma allo stesso tempo si è riscontrato una sorta di minor fervore. Mentre, si ha l’inverso per i convertiti che, pieni di uno zelo amoroso, a volte rischiano di eccedere nella pratica e di essere troppo passionali, scordando la disciplina e, spesso, facendosi prendere dalla libera analisi, senza farsi guidare da sani pastori di Dio.
Don Daniele ci ha così invitato ad avere una grande carità gli uni verso gli altri, a non ostracizzare il prossimo (solo perché abbiamo differenze di approccio), a saper dare all’altro, e apprendere allo stesso tempo. Cosicché i convertiti zelanti si facciano aiutare nel loro cammino, e nel frattempo possano comunicare il loro fervore a chi, forse, rischia di dare per scontato ciò che ha sempre avuto.
Alla fine, posso dire di essere stato davvero bene al raduno giovani; ho conosciuto moltissimi fratelli in Cristo e sacerdoti dotati di grandissime qualità.
Ogni giovane, dai diciotto ai trentacinque anni, se ci andasse almeno una volta, ne trarrebbe un grande vantaggio. Questo perché il buon Dio ci ha creati come esseri che vivono in società. La stessa Chiesa Cattolica è una società nel suo aspetto comunitario, e credo sia necessario imparare a vivere di socialità, soprattutto tra i figli di Dio.
Colgo al balzo la palla lanciata da Don Daniele, invitando ogni giovane cattolico a venire al raduno per poter dare e ricevere con carità, virtù cristiana necessaria per approdare a un giudizio positivo alla fine della vita.
Termino questa mia testimonianza ringraziando vivamente i sacerdoti della Fraternità Sacerdotale San Pio X per il loro instancabile apostolato, e per il loro lavoro con la gioventù.
E, un sentito grazie ai ragazzi con cui ho legato. In particolare, al mio migliore amico per avermi convinto a partecipare al raduno giovani.
Curate ut valeatis!
Michele Signorato
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