
Parte del Feudo di Maria
C’è una terra, dentro al Feudo di Maria, che al solo nominarla evoca immagini mitologiche, di antichi popoli, di tempi lontani e divinità pagane.
Sto parlando, ovviamente, della meravigliosa Agrigento, e della sua incantevole Valle dei Templi, uno dei posti più belli e suggestivi della nostra cara isola.
Tuttavia, nonostante i resti di queste antiche civiltà possano indurci a pensare subito all’età classica e alle religioni pagane, nondimeno Agrigento con tutto il suo complesso di centri, frazioni e comuni è diventato, a tutti gli effetti, parte del Feudo di Maria, e laddove un tempo regnavano gli idoli pagani, oggi si erge trionfante la Fede Cattolica e s’è assisa la Santa Vergine!
Come già fatto con i territori del trapanese e del palermitano, anche in questa terza tappa del nostro viaggio, incontreremo diverse forme particolari di quell’unico meraviglioso mosaico che è la devozione mariana dei Siciliani.
E vorrei cominciare parlando di un “titolo” con cui Maria Santissima è venerata nella città di Villafranca Sicula, ovvero la Madonna del mirto.
Madonna del Mirto
Si racconta che un vecchio frate, rientrando al suo convento, recasse con sé, sul suo asinello, due quadri sacri, uno dei quali raffigurava proprio la Santa Vergine.
Giunto nei pressi del proprio convento, si accorse di aver perduto per strada uno dei due quadri, proprio quello con l’icona mariana!
Dispiaciuto per l’incidente, il povero frate ritornò sui propri passi e cominciò a cercare il quadro, ritrovandolo, infine, dentro ad un cespuglio di mirti.
Tirato un sospiro di sollievo, contentissimo di aver ritrovato l’immagine sacra, fece finalmente ritorno al convento, dove raccontò la propria avventura ai confratelli.
Tuttavia, quando si accinse a mostrar loro il dipinto, si accorse che… era sparito nuovamente!
Questa volta, alle ricerche si unirono anche i suoi confratelli e dopo lungo peregrinare, il quadro venne ritrovato… nello stesso cespuglio di mirti in cui era stato trovato la prima volta!
Apparse chiaro ai poveri frati che la Madonna desiderasse dimorare in quel luogo e fu così che lì sorse la piccola chiesetta esistente ancora oggi.
La devozione alla Madonna del mirto si diffuse velocemente anche presso i centri limitrofi, in particolare a Burgio e a Lucca Sicula.
Ben presto, molti miracoli e grazie vennero ottenuti per mezzo del ricorso alla Vergine del mirto, tanto che gli abitanti di Burgio, volendo avere per sé quel canale così privilegiato di benedizioni, cercarono di rubare il quadro e di portarlo nel territorio della propria città.
Tuttavia, quando furono sul punto di superare il confine fra i due centri, il carro su cui viaggiavano non riuscì più ad andare avanti e fu impossibile per loro fare un solo metro in più!
La Madonna del mirto, dunque, volle restare ancora una volta là dov’era.
La devozione per questa Madonnina è ancora oggi molto sentita in tutte e tre queste città, di cui è Patrona, e durante la prima domenica di agosto, giorno della sua festa, una bella processione viene organizzata in onore della Santa Vergine, accompagnata dai quadri di San Michele Arcangelo e di San Giovanni.
Madonna dell’olio
Altra bella devozione dell’Agrigentino è quella per la Madonna dell’olio.
Si tratta di una devozione nata attorno ad una chiesetta, nel Comune di Bivona, che era considerata “assai antica” già nel XVII secolo, situata dapprima sulla sponda destra del fiume Margherita e, in seguito, spostata su quella sinistra per evitare le piene minacciose del corso d’acqua.
Ebbene, nei pressi di questa chiesetta affiora un olio minerale che è la “causa” di questo titolo molto particolare tributato a Maria Santissima.
Tale olio, come è facile immaginare, si rivelò ben presto essere dotato di qualità straordinarie, al punto che ungendo i malati con esso si sono ottenute, secondo testimonianze anche molto antiche, numerose guarigioni.
Dentro la chiesa viene custodita un’immagine raffigurante proprio la Madonna dell’olio, realizzata dal pittore bivonese Cesare Oddo.
Fino agli inizi degli anni Settanta, la festa della Madonna dell’Olio veniva celebrata il mercoledì successivo alla Santa Pasqua; poi, per approfittare del giorno festivo del Lunedì dell’Angelo, venne anticipata al giorno di “pasquetta”.
Nonostante questo cambiamento, e l’usanza sempre più diffusa di trascorrere questo giorno facendo barbecue e pic-nic fuori porta, il culto alla Madonna dell’olio gode ancora di un buon seguito e la partecipazione alle celebrazioni organizzate in Suo onore è ancora molto sentita e numerosa.
Madonna della Rocca
Bisogna, infine, far menzione di un’altra bella storia, molto particolare, che riguarda un altro meraviglioso segno d’amore che Maria Santissima ha dato alla gente del suo Feudo.
Siamo ad Alessandria della Rocca, un comune di neppure tremila abitanti, e la devozione di cui parliamo è quella alla Madonna della Rocca.
Essa nasce dal miracoloso ritrovamento di una piccola statua, alta circa 60 centimetri, avvenuto tra il 1620 e il 1625, di cui, però, si ha soltanto una tradizione orale.
Si racconta che una povera vedova, di nome Rosa, che andò con la figlia cieca Angelina a raccogliere della verdura, nella zona detta della “rocca ‘ncravaccata”.
Fatta sedere Angelina, in un punto preciso, le disse di non muoversi e si allontanò per cercare qualcosa da poter raccogliere.
Ebbene, fu in quel momento che ad Angelina apparve un Angelo, il quale preannunciò l’imminente apparizione della Beata Vergine Maria col Divin Bambino.
Cosa che, infatti, avvenne poco dopo.
Durante questa apparizione, la Madonna disse ad Angelina di andare in paese e chiedere ai preti e al popolo di cominciare a scavare in quel posto perché, proprio in quella rocca, stava nascosto un Suo simulacro, e domandò l’erezione di una chiesa in quello stesso luogo.
Angelina acconsentì e, al ritorno di Rosa, le raccontò tutto.
La madre credette subito alle parole della figlia, ed entrambe desideravano adempiere alle richieste della Madonna, ma erano timorose di non essere credute, dal momento che Angelina era cieca.
In quello stesso momento, però, Angelina riacquistò la vista e senza perdere tempo si recarono subito in paese a fare quanto la Madonna aveva chiesto loro.
La storia della statuina della Madonna della Rocca
Meravigliata dalla miracolosa guarigione di Angelina, subito la gente accorse presso la rocca per scavare e non occorse molto tempo prima di ritrovare quanto promesso: una piccola statuina della Madonna col Bambino fra le braccia, con ogni probabilità nascosta in quella rocca per sottrarla alla furia distruttiva dei saraceni.
Tuttavia, non erano ancora cominciati i lavori di costruzione della chiesa richiesta dalla Madonna che il Barone di Resuttana rivendicò per sé il simulacro, essendo stato ritrovato all’interno delle sue terre, mandano alla gente del luogo una copia in sostituzione.
La statuina venne quindi traslata a Palermo e lì rimase per lungo tempo, dal momento che fu poi restituita solo il 30 marzo del 1873.
Ad oggi, la statua originale viene esposta nella Chiesa Madre dalla terza domenica di Quaresima al pomeriggio di Pasqua e dall’ultimo venerdì di agosto fino alla prima domenica di ottobre, mentre solitamente viene esposta la copia.
Ovviamente la Madonna della Rocca è la Protettrice principale del paese, ma è una devozione che travalica i confini della provincia di Agrigento e, infatti, la si ritrova anche nelle città di Canicattì e Corleone.
La festa propria di questa Madonnina è nell’ultima settimana di agosto ed è caratterizzata da una parte prettamente religiosa, nei giorni di venerdì, sabato e domenica, e da una più folkloristica e popolare il lunedì e il martedì successivi.
Rosario siculo alla Madonna della Rocca
Da segnalare, inoltre, l’esistenza di un antico rosario dedicato alla Madonna della Rocca, in lingua siciliana, che viene recitato durante la novena in preparazione della festa.
Per recitarlo si usa una comune corona del Rosario.
Sui grani piccoli viene detta la seguente invocazione:
“e lu cori ca tutti ni tocca, vergini Santa Maria ri la rocca/ri la rocca Regina Maria, vui salvati l’arma mia”
Il cuore a tutti ci tocca, Vergine Santa Maria della rocca/della rocca Regina Maria, Voi salvate l’anima mia.
Sui grani grossi, invece, si prega così:
“Marunnuzza ri la rocca chiamata, ‘nta la rocca nata la rocca fusti truvata, ‘mbrazza tiniti Gesù Bamminu, chi fa grazi, chi fa grazi ri cuntinuu, pi la grazia chi vurria Vui salvati l’arma mia”
Madonnina della rocca chiamata, nella rocca tu fosti trovata, fra le braccia portate Gesù Bambino, che fa grazie, che fa grazie di continuo, per la grazia che vorrei, Voi salvate l’anima mia.
Origine della statuina della Madonna della Rocca
Infine, mi si permetta una nota di carattere strettamente personale: osservando le foto della statua di cui abbiamo appena parlato, la Madonna della Rocca, non può non venirmi alla mente l’immagine della Madonna di Trapani di cui abbiamo parlato nel primo articolo della serie.

Le somiglianze sono davvero impressionanti: dallo sguardo del Bambin Gesù, al volto della Vergine, dalla posizione delle mani ai colori, specialmente fra le pieghe del manto.
Che queste opere siano in qualche modo legate fra loro?
Forse si tratta di una riproduzione? O di una comune origine?
È interessante che, prima dell’attuale attribuzione all’artista Nino Pisano, la tradizione volesse la statua della Madonna di Trapani come proveniente dall’oriente cristiano, proprio come la Madonna della Rocca (da Cipro la prima, dall’impero bizantino la seconda).
Rivolgiamoci con fiducia a Maria Santissima
Questo viaggio all’interno del Feudo di Maria ci dona ad ogni tappa nuove storie, nuovi motivi di stupore e tante curiosità che ci collegano immancabilmente all’amore che il popolo cristiano ha sempre nutrito per la Beata Vergine Maria, e agli innumerevoli segni e miracoli con cui Lei ripaga questo amore.
Non manchiamo, dunque, di rivolgerci alla nostra Mamma Celeste con la fiducia di bimbi, sicuri che la sua materna intercessione ci otterrà dalla Misericordia del Signore tutto ciò di cui abbiamo bisogno: perdono, aiuto, coraggio, sollievo, fortezza…
Per questa vita e per la prossima.
Viva Maria!

Esemplare descrizione introduttiva di un fenomeno e tesoro dottrinale immenso. Grazie Filippo per la tua opera e vivissimi complimenti data…

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