
La capitale del Feudo
Il nostro viaggio attraverso il Feudo di Maria riprende spostandosi nelle terre di quella che fu la Capitale del Regno di Sicilia: Palermo.
E potrebbe mai la Capitale del Feudo non vantare antiche e meravigliose devozioni che ben rappresentino l’amore dei palermitani per la propria Regina?
Certo che no!
In realtà, anche per questa porzione di Sicilia, fare una selezione dei molti titoli con cui la Vergine Maria è stata venerata attraverso i secoli è stato un compito arduo.
L’unica certezza, era che bisognava iniziare con quella che, senza ombra di dubbio, è la devozione mariana più rappresentativa della cristianità palermitana: l’Immacolata Concezione!
Ovviamente, si capisce, la fede nella Madonna Immacolata è patrimonio comune di tutta la Chiesa e di tutte le comunità cattoliche in giro per il mondo, ma a Palermo assume un carattere davvero particolare che merita di ricevere una sua descrizione.
Nella Capitale del Regno, come del resto in tutta la Sicilia, la devozione per la Madonna Immacolata ha radici molto antiche, tanto da poterne trovar traccia già diversi secoli prima della proclamazione del Dogma da parte della Chiesa, avvenuta nel 1854.
L’amore, la fede dei palermitani per la Vergine Immacolata era tale che, allo scoppio della peste, nel 1624, oltre che a Santa Rosalia, il Senato cittadino pensò bene di affidarsi all’intercessione della Madonna Immacolata.
E lo fece in un modo davvero encomiabile: il 15 di Agosto di quell’anno, il Vescovo di Palermo effettuò un voto solenne, a nome dell’intera città, in cui si impegnava a difendere fino all’ultimo respiro la fede nella concezione immacolata di Maria contro chiunque avrebbe osato negare questo singolare privilegio della Madre di Dio!
Quale ispirato atto di Fede!
Medesimo voto venne effettuato, poco tempo dopo, dal Senato cittadino e da allora, ogni anno, viene rinnovato da tutti i responsabili del potere civile.
Neanche a dirlo, la peste cessò.
E se Santa Rosalia, da parte sua, ottenne la fervida devozione popolare di cui ancora oggi è oggetto, pur con tutti i limiti di questo tempo, l’Immacolata si meritò di essere insignita del titolo di Patrona di Palermo e dell’intera Sicilia.
Non a caso, infatti, la festa dell’Immacolata Concezione è un momento speciale per la città siciliana, e viene celebrata con grande devozione.
Bisogna, anzitutto, menzionare la grande infiorata che si svolge ai piedi della Colonna dell’Immacolata, in Piazza San Domenico, che fu voluta dal Cardinale Ernesto Ruffini in occasione di quel Congresso Mariano Siciliano del 1954 che è stato l’ispirazione di questi articoli.
Si svolge poi una bella e sentita processione che partendo dalla Chiesa di San Francesco passa per la Colonna sopra citata e giunge fino alla Cattedrale della città, per poi fare il percorso inverso, al seguito di un bellissimo simulacro argenteo della Beata Vergine Immacolata.
Questa statua viene conservata durante il resto dell’anno proprio nella Chiesa di San Francesco, all’interno della famosa Cappella Senatoria.
A questo proposito, degno di menzione è il Rito delle cento onze, ovvero la somma annuale donata al Convento di San Francesco per l’arredo e l’abbellimento della Cappella in cui la bella Vergine rimane durante l’anno.
Una devozione, insomma, quella dei palermitani per la Madonna Immacolata, che è degna di grande ammirazione e carica di responsabilità davvero molto importanti!
Una devozione degna della Capitale del Feudum Mariae!
Ma il nostro viaggio nel palermitano è appena iniziato e si sposta adesso nel Comune di Borgetto, dove ad attenderci c’è la bella Madonna del Romitello.
In questa zona, nel lontano 1460, si ritirò il monaco benedettino Giuliano Mayali.
Costui era tenuto in tanta e tale stima dal Re Alfonso d’Aragona, specie per le sue abilità diplomatiche, che in ben cinque occasioni venne inviato come ambasciatore presso il Sultano di Tunisi per trattare la pace e la restituzione dei prigionieri cristiani, le cui pene il buon monaco si sforzava sempre di alleviare con la massima carità.
Fu anche incaricato pontificio per riportare i monasteri siciliani più inquieti all’obbedienza per la Santa Sede e al ripristino delle regole monastiche.
Ebbene, il buon monaco, come detto, nel 1460 si ritirò come eremita in queste zone del palermitano.
E fu proprio in quel periodo che, nel bosco della Carrubbella, ebbe delle apparizioni della Beata Vergine Maria, che lo spinsero a costruire, con l’approvazione dei suoi superiori, un piccolo Romitorio, divenuto ben presto per la gente del posto “Romiteddu”, dal quale il nome attuale di Romitello.
Durante un’altra apparizione, il monaco Giuliano ebbe una visione della Madonna Addolorata nella famosa posa della “Pietà”, e questa immagine egli fece ritrarre nel bel quadro che si può ammirare ancora oggi.
In seguito ad alcuni eventi straordinari avvenuti nel 1896, la Curia di Monreale dichiarò miracolosa la bella immagine della Vergine Addolorata.
Questa devozione gode di un’importanza straordinaria non solo per la città di Borgetto, ma anche per le comunità di Montelepre, di Giardinello, di Carini e sono migliaia i pellegrini che, ad ogni 10 Maggio, giorno della festa della Madonna del Romitello, fin dalle prime ore della mattina si mettono in marcia per raggiungere il Santuario e venerare la miracolosa immagine.
La Madonna del Romitello è stata incoronata solennemente il 27 Agosto 1922 e continua a fare bella mostra di sé nel Santuario oggi affidato ai Padri Passionisti.
La terza devozione di cui giova parlare è una delle più famose fra quelle legate al palermitano: la Madonna della catena.
In realtà, questo “titolo” di Maria Santissima è diffuso anche in altre parti d’Italia, e in alcuni casi ha un’origine differente da quella che ha avuto a Palermo.
Qui, tutto nacque da un episodio avvenuto nell’Agosto del 1392.
Sotto il regno di Martiono I il Giovane, tre uomini vennero condannati a morte.
Avendo essi pregato intensamente di non morire, un terribile temporale colpì la città, costringendo i malcapitati a lasciare il luogo dell’esecuzione e a ripararsi, con i propri carcerieri, nella vicina Chiesa della Vergine del Porto.
Furono legati l’uno all’altro con doppie catene affinché non potessero fuggire e scampare l’esecuzione.
Interpretato quel temporale come una risposta alle loro preghiere, i tre condannati si misero a pregare l’immagine della Madonna che si trovava sopra l’Altare, affinché ottenesse loro la libertà.
Furono accontentati: mentre le guardie caddero in un sonno profondo, le catene si spezzarono e i tre prigionieri udirono la voce della Beata Vergine Maria dir loro: “Partite alla libertà, né v’opprima alcun timore di morte: a mia intercessione già il mio divino Figliuolo, che porto in braccio, v’ha sciolto dalle catene e v’ha concesso la vita”. (*)
I tre condannati fuggirono, ma, per loro sfortuna, furono presto riacciuffati.
La notizia dell’evento prodigioso, però, si era già diffusa e aveva causato molto stupore fra la gente, così che il popolo si appellò direttamente al Re Martino I affinché rimettesse la condanna dei tre malcapitati.
Udito il racconto degli eventi, il Re ne rimase molto colpito e li lasciò liberi.
In breve tempo, il luogo del miracolo divenne meta di pellegrinaggi e di devozione e venne edificata una nuova chiesa in stile gotico-catalano grazie anche, probabilmente, all’aiuto del Re Martino e della Regina Maria sua sposa.
Chiaramente, quest’immagine così forte di Maria che spezza le catene, assume un valore legato non solamente al miracolo in sé, ma anche alla battaglia spirituale che tutti siamo chiamati a condurre contro le catene del peccato che rischiano di tenerci lontani da Dio ma che, con l’aiuto e l’intercessione della Santa Vergine, possiamo spezzare così da essere liberi e non dover più temere la morte eterna dell’anima.
Giungiamo, infine, all’ultima devozione di cui parleremo in questa seconda parte del nostro viaggio: quella alla Madonna della Provvidenza.
Dobbiamo spostarci, pertanto, nella bellissima Chiesa di San Giuseppe dei Teatini, dove viene custodito il quadro di una dolce Madonna con il Bambin Gesù fra le braccia.
Un quadro dall’origine miracolosa!
Siamo nei primi anni del 1600 e il venerabile Padre Vincenzo Scarpato, appartenente per l’appunto all’Ordine di San Gaetano, desiderava moltissimo un quadro che ricordasse le fattezze della Madonna dell’Arco che egli aveva potuto ammirare a Napoli.
Si rivolse a molti artisti locali, cercando di descrivere minuziosamente le caratteristiche che egli desiderava ritrovare nell’opera ma nessuno riuscì ad accontentare questo suo desiderio.
Un giorno, tuttavia, un vecchietto fermò Padre Vincenzo per strada e gli fece dono di un misterioso pacchetto.
Padre Vincenzo non ebbe neppure il tempo di ringraziare lo sconosciuto che questi era scomparso nel nulla.
Giunto a destinazione, il venerabile Padre aprì il pacchetto e con grande sorpresa vi trovò ciò che per tanto tempo aveva cercato: un quadro della Madonna che rispecchiasse tutte le sue aspettative!
Tempo dopo, Padre Vincenzo Scarpato avrebbe rivelato che il vecchietto che gli aveva fatto dono del sospirato quadro altri non era che San Giuseppe!
Come è lecito aspettarsi, nacque una fervida devozione attorno a quell’immagine miracolosa.
Venerata, dapprima, privatamente, fu in seguito esposta alla pubblica venerazione nell’oratorio del Convento e, infine, spostato nella cripta della Chiesa di San Giuseppe.
Fu in quella cripta che la dolce Vergine fece dono si suoi devoti di un nuovo miracolo.
Il Superiore Padre Francesco Maggio, nel 1668, sotto l’Altare della Madonna rinvenne una fonte d’acqua che, ben presto, si rivelò essere mezzo privilegiato di grazie e miracoli, come testimoniano gli innumerevoli racconti di pellegrini e devoti che, nel corso dei secoli, hanno trovato in questo luogo risposta alle proprie suppliche.
Sembra proprio di sentire la storia di una Lourdes ante-litteram!
E quanta gente, senza saperlo, ha tanto vicino a sé una così grande fonte di grazie!
A ragione, dunque, Padre Maggio ribattezzò questo quadro miracoloso “Madonna della Provvidenza”.
Nel 1734, Il Capitolo Vaticano la incoronò con una corona d’oro.
Non bisogna dimenticare, poi, il Libro d’oro nel quale vengono iscritti i nomi di tutti i fedeli che intendono porsi sotto la protezione di Maria Santissima della Provvidenza.
E di cosa ci parlano, infatti, tutte queste devozioni, tutti questi miracoli, tutte queste grazie se non dell’amore materno che Maria nutre per tutti noi, poveri peccatori, e della determinazione con cui Ella ottiene dal suo Divin Figlio tutte le grazie che ci sono necessarie, non solo nella vita terrena e quotidiana, ma soprattutto nell’ottica ben più importante della salvezza eterna!
Nell’attesa, dunque, di riprendere il nostro viaggio attraverso il Feudo di Maria, non dimentichiamo di rivolgerci a Lei con la confidenza di figli e di chiederLe tutte quelle grazie di cui abbiamo bisogno e che la Sua dolcissima intercessione non mancherà di ottenerci, purché siano conformi alla volontà di Dio e al bene delle nostre anime!
Viva Maria!
Antonio Signorato
(*) A.Mongitore, “Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine Protrettrice di Palermo Vol. 1”, Palermo, Gaspare Bayona, 1719/1720 p. 299.
La traduzione in lingua inglese è stata fatta da un madrelingua inglese: A Journey through the fiefdom of Mary
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